Le normative sulla ventilazione in ambito domestico e residenziale, non sono al momento molto chiare e spesso risulta difficile stabilire in maniera esatta quale sia l’effettiva necessità di ricambio d’aria.
- Il “Decreto sanità del 5 luglio 1975”, che integra e modifica le “Istruzioni Ministeriali del 20 giugno 1896” relativamente all’altezza minima ed ai requisiti igienico-sanitari principali dei locali ad uso abitativo, all’Art. 5 comma 2 stabilisce che (salvo deroghe e eccezioni) che: “per ciascun locale d'abitazione (omissis) comunque la superficie finestrata apribile non dovrà essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento”. Tale adeguamento normativo era teso a stabilire un valore minimo di superficie apribile delle finestre ai fini della ventilazione naturale, ma non specificava in alcun modo con quale modalità e frequenza si dovessero aprire.
- La Norma UNI 10339, attualmente in fase di revisione, specificava che il fabbisogno minimo negli edifici residenziali fosse di 0,3 ricambi d’aria ogni ora, senza specificare il tasso di occupazione dell’edificio. Ad esempio, nel rispetto della norma, un’abitazione di 200 mq occupata da una sola persona, ha maggiori necessità di ventilazione rispetto ad un’altra di 60 mq, occupata da quattro persone.
- La Norma UNI EN 15251, finalizzata alla definizione dei parametri energetici e della qualità dell’aria interna degli edifici, stabilisce valori di ricambio d’aria variabili fra 0,5 e 0,7 ricambi/ora, in funzione degli ambienti e della loro occupazione.
- La norma americana ASHRAE 62, recentemente modificata e integrata, stabilisce invece un valore minimo di ventilazione per ciascun individuo presente nel locale abitativo di 7,5 litri al secondo, pari a 27 m³/h per occupante.
- Alcune normative presenti in altre nazioni, prevedono un fabbisogno minimo di ventilazione per l’edificio (ad es. 50 m³/h), anche se questo non è occupato, al quale si devono sommare i fabbisogni degli occupanti, oppure un valore minimo di ventilazione per edifici fino a 100 mq (ad es. 100 m³/h).
Indipendentemente da quanto stabiliscono le norme, è logico rispettare dei fabbisogni di ventilazione che tengano conto sia dell’edificio in quanto tale, quindi tenendo conto della sua superficie, che del tasso di occupazione ovvero del numero di individui presenti con riferimento alle ore di effettiva permanenza nell’edificio. Altri parametri da tener presente riguardano le abitudini degli occupanti, le modalità di utilizzo dell’immobile e l’ambiente circostante. Ad esempio nelle case dove sono presenti dei fumatori, il fabbisogno di ventilazione dovrà essere aumentato considerevolmente. Nelle case molto vecchie e in quelle appena costruite o appena ristrutturate, sono generalmente presenti maggiori quantità di inquinanti chimici (VOCs) che necessitano di maggior ventilazione per poter essere correttamente evacuati.
Evoluzione della normativa
ANNO |
LEGGI |
NORME |
1896 |
Istruzioni Ministeriali 20.06.1896 |
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1975 |
DM Sanità 5.07.1975 |
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1991 |
Legge 10 |
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1993 |
DM 13.11.1993 |
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1999 |
UNI 10530 |
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2003 |
UNI EN ISO 13788 |
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2005 |
DLgs 192/05 |
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2009 |
DPR 59/09 |
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2013 |
Modifica e integrazione della UNI EN ISO 13788 |
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2015 |
DM 26.06.2015 |